Diabete, artrosi, esiti di fratture non ben ricomposte, disturbi da pregressi interventi chirurgici, difficoltà a digerire, intestino pigro e/o irritabile, incontro con sintomi minori e allarmanti in attesa di diagnosi.
Molte sono le evenienze possibili e che talvolta si affastellano tra loro: questi “incontri” in parte evidenziano la personalità, il carattere che l’anziano si è formato lungo il percorso della propria esistenza.
Il carattere, strumento fondamentale più ancora dell’ intelligenza e cultura, può rivelarsi una risorsa di fondamentale utilità o un limite talvolta così grave da inficiare ogni intervento di aiuto.
E’ pressoché irrealistico pensare di “rieducare” un anziano, anche se talvolta parenti, assistenti e medici investono enormi quantità di energia in un progetto che per lo più li divorerà senza produrre alcun vantaggio, talvolta anzi suscitando reazioni anche molto “cattive”, da frustrazione per sentimenti di impotenza.
Capacità non così diffusa è invece quella di portare in evidenza le risorse costruttive disponibili e con queste e vari accorgimenti strategici cercare di strutturare un percorso di accudimento e terapia che sappia mediare tra necessità talvolta contrastanti tra loro (pigrizia e necessità di fisioterapia, golosità impulsiva e diabete, bisogno di essere in primo piano nell’animo di figli e badanti, ma abuso intossicante della loro pazienza, necessità di uso stabile di farmaci per dosi e orari e assunzioni a casaccio, ripetute e/o dimenticate).
Molti problemi apparentemente misteriosi e preoccupanti si chiariscono durante un ricovero, quando il paziente osservato in continuità manifesta, oltre ai bisogni da patologie, il carattere con cui affronta la propria quotidianità.
Questo talvolta è il problema dei problemi, e l’arte terapeutica assistenziale è qui messa a dura prova o molto valorizzata.