I disturbi dell’umore devono essere curati con interventi terapeutici mirati, in base alle caratteristiche cliniche e personologiche del paziente. La terapia deve essere immaginata come un vestito su misura, cucito dal sarto-medico in pieno accordo col paziente, e deve tenere conto della risposta soggettiva al farmaco. Il paziente non è oggetto di cura ma soggetto partecipe dell’équipe.
Non di rado capita che al paziente depresso, per esempio, venga imposta una terapia farmacologica in assenza di comprensione e condivisione del progetto terapeutico. In questi casi la prescrizione psicofarmacologica può anche spaventare il paziente e attivare un’opposizione alla terapia. Per questo motivo è utile e necessario un approccio cauto ed esplicativo.
Il sostegno farmacologico è senza dubbio efficace nella maggior parte dei casi, meglio se integrato con un intervento psicoterapico di tipo supportivo, espressivo, o cognitivo-comportamentale.
La nostra équipe prevede un approccio integrato durante il ricovero (psichiatrico, psicologico, neurologico, internistico) e si rende disponibile, anche successivamente alle dimissioni, a incontri ambulatoriali di controllo e/o contatti telefonici di confronto.
La terapia farmacologica è quella più diffusa, perché efficace in tempi più rapidi e comunque meno costosa rispetto a una psicoterapia di mesi o anni. I farmaci a disposizione in Italia per la cura della Depressione sono gli antidepressivi triciclici (TCA), gli antidepressivi con attività di inibizione selettiva del reuptake della serotonina (SSRI – serotonin selective reuptake inhibitors), della noradrenalina (NaRI – noradrenalin reuptake inhibitors) e della noradrenalina e della serotonina (SNRI – serotonin-noradrenalin reuptake inhibitors), e con attività modulatrice della trasmissione serotoninergica e noradrenergica (NaSSA- noradrenergic and specific serotonergic antidepressants).
Secondo gli studi classici sui farmaci antidepressivi la risposta terapeutica si manifesta non prima di 10-15 giorni dall’inizio del trattamento. Tuttavia, secondo l’esperienza acquisita presso la nostra Scuola, sono presenti indicatori clinici che consentono di valutare in tempi più rapidi la risposta al trattamento, con conseguente restringimento dei tempi di individuazione della terapia utile (per esempio, possiamo decidere di sostituire un farmaco anche dal mattino al pomeriggio, in caso di sensazioni negative da parte del paziente).
Gli psicofarmaci rimodulano il sistema neuronale, riequilibrando gli assetti neurotrasmettitoriali, con benefici sullo stato umorale della persona.
La psicoterapia consente la rielaborazione di eventi, o nodi conflittuali antichi o attuali, con processi trasformativi e terapeutici che richiedono certamente tempi più lunghi, ma che possono anche portare a risultati più duraturi.
Per i disturbi ciclotimici o bipolari la terapia è prevalentemente farmacologica, con associazioni tra farmaci antidepressivi e stabilizzatori del tono dell’umore.
Per un’ottimale gestione della terapia vanno tenuti presenti alcuni principi fondamentali:
- 1. La scelta del farmaco col quale iniziare il trattamento si opera sulle caratteristiche cliniche della forma depressiva, cioè guidata essenzialmente dai sintomi, oppure dalle risposte ai trattamenti precedenti (“anamnesi psicofarmacologica”), oppure ancora dalle risposte ai farmaci di un parente di primo grado; in alternativa, infine, sulla base della “statistica inconscia”, cioè dell’esperienza del medico maturata negli anni.
- 2. La risposta agli psicofarmaci è sempre personale, spesso imprevedibile, talora paradossale; cioè lo psicofarmaco che dovrebbe anche sedare può indurre agitazione e viceversa quello che dovrebbe stimolare può dare sonnolenza, magari anche sgradevole. Quindi, soprattutto nel malato ambulatoriale, si impone cautela iniziale nel dosaggio. Il farmaco che esercita effetti sicuramente negativi va rapidamente sostituito con farmaci di caratteristiche farmacodinamiche diverse, magari opposte. Se invece esercita effetti sicuramente positivi va aumentato nel dosaggio anche decisamente, specie nel malato ricoverato. Quando possibile è utile, per un più rapido riscontro degli effetti, la prova del farmaco per via infusionale, meglio venosa. Spesso l’insuccesso di una terapia dipende da una dose insufficiente.
- 3. In alcuni casi, specie nei “pazienti non responders”, può essere utile l’associazione di diversi farmaci antidepressivi tenendo ben presenti le reciproche incompatibilità (presuppone notevole preparazione del medico). Tali farmaci antidepressivi possono essere utilmente associati anche ad altre categorie farmacologiche, come gli stabilizzatori dell’umore e i neurolettici atipici.