Disturbi psicotici

Disturbi Psicotici

Il termine psicosi indica un disturbo mentale in cui il rapporto di un individuo con la realtà si è interrotto, alterandone gravemente la capacità di giudizio, con grave compromissione del funzionamento personale, sociale e lavorativo. L’individuo tende all’isolamento e non è in grado di svolgere gli abituali ruoli sociali e familiari. I sintomi caratteristici della psicosi sono fondamentalmente di tre tipi: allucinazioni, deliri e distorsioni del pensiero.

Le allucinazioni sono false percezioni di tipo uditivo, visivo, olfattivo, gustativo, tattile. I deliri sono false convinzioni che comportano un’interpretazione non corretta della realtà, con il valore di convincimento irrinunciabile a scapito di prove che la confutano. I più frequenti tipi di delirio sono la paranoia, in cui la persona ritiene di essere oggetto di persecuzione, il delirio di grandezza in cui la persona si convince di essere l’unica detentrice di conoscenze o poteri straordinari, il delirio di inserimento del pensiero, in cui la persona crede che alcuni dei suoi pensieri le siano stati imposti da una forza esterna, il delirio religioso, in cui

forze religiose governano completamente la sua vita rendendola immune da disgrazie o malattie, il delirio di identità, in cui la persona crede di essere qualcun altro, tipicamente un personaggio importante della storia presente o passata, il delirio erotomanico, in cui la persona si convince di essere segretamente amata da qualcuno che, di fatto, non la ricambia, e il delirio di gelosia. Le distorsioni del pensiero sono alterazioni della forma del pensiero, quali ad esempio le alterazioni del flusso delle idee fino alla fuga delle stesse, l’incoerenza e le alterazioni dei nessi associativi.

Si possono, inoltre, osservare appiattimento affettivo, mancanza di motivazione e perdita di interessi.

La Schizofrenia è la forma più grave di psicosi. E’ una malattia cronica in cui fasi acute (in cui sono presenti deliri, allucinazioni, comportamento disorganizzato ecc.) si possono alternare a periodi di minor compromissione dell’esame di realtà e del funzionamento personale, sociale e lavorativo.

Generalmente, questo disturbo colpisce i pazienti nella tarda adolescenza o nella prima età adulta. All’esordio spesso è misconosciuta e può essere scambiata per un episodio depressivo o per una “crisi adolescenziale”. Tali sintomi devono avere durata superiore al mese.

Si differenziano: Disturbo Psicotico Breve, se ha durata inferiore al mese, Disturbo Schizofreniforme, se ha durata superiore al mese ma minore di 6 mesi.

Altre forme di psicosi sono il disturbo delirante, in cui è presente un delirio senza compromissione significativa del funzionamento sociale e lavorativo; il disturbo schizoaffettivo, in cui sono presenti sia sintomi appartenenti alla schizofrenia, sia sintomi pertinenti i disturbi dell’umore; il disturbo psicotico indotto da sostanze stupefacenti; il disturbo psicotico dovuto ad altre patologie mediche.

l disturbi dissociativi sono caratterizzati da una alterazione delle funzioni della coscienza, della memoria e dell’identità. Nello specifico si può affermare che la dissociazione possa essere considerata come un deficit del fisiologico processo di integrazione delle funzioni mentali, provocando una sorta di isolamento dalla coscienza di un gruppo di contenuti.
Clinicamente i disturbi dissociativi sono stati suddivisi in diverse tipologie: l’amnesia dissociativa o psicogena, la fuga dissociativa, il disturbo dissociativo di identità, il disturbo di depersonalizzazione e il disturbo dissociativo non altrimenti specificato.

Nel nostro reparto lavora un’equipe multidisciplinare specifica diretta dal Dott. Furio Ravera e costituita da 4 Psichiatri, 10 Psicologi e 1 Terp.

Per questo tipo di disturbo è indicato un trattamento con farmaci antipsicotici tipici e atipici (aloperidolo, zuclopentixolo, clotiapina, olanzapina, clozapina, quetiapina, aripiprazolo, asenapina, lurasidone, cariprazina, etc.) e un intervento terapeutico-riabilitativo per migliorare il funzionamento personale, sociale e lavorativo. In fase acuta, può essere indicato il ricovero al fine di impostare la farmacoterapia con un monitoraggio quotidiano del quadro clinico e tutelare il paziente da eventuali anomalie comportamentali dannose per sé o per gli altri. L’approccio farmacologico andrebbe integrato con un percorso psicoterapeutico.

Nel nostro reparto lavora un’equipe multidisciplinare specifica diretta dal Dott. Furio Ravera e costituita da 4 Psichiatri, 10 Psicologi e 1 Terp.

Il quadro clinico del paziente con un disturbo psicotico viene valutato in un primo colloquio ambulatoriale, durante il quale le condizioni psicofisiche sono esaminate dallo psichiatra. Il ricovero avviene in una stanza singola, dotata di bagno privato, terrazzino, televisione e telefono interno.  La farmacoterapia, qualora prevista, è prescritta e costantemente monitorata dagli psichiatri al fine di ottenere la migliore efficacia terapeutica. In base alle caratteristiche cliniche è anche possibile affiancare al paziente un assistente personale in modo continuativo.

Durante la prima fase del ricovero si pone particolare attenzione alla funzionalità cardiaca, respiratoria ed epatica, avvalendosi dell’ausilio di esami ematochimici e strumentali e visite specialistiche. Se necessario, è possibile eseguire TAC e/o RMN per approfondimenti.

Nella seconda fase del ricovero, una volta raggiunto un miglior compenso clinico, ha inizio la fase psicodiagnostica, volta ad approfondire e inquadrare i motivi del ricovero, nonché le difficoltà del paziente e per orientare il sostegno e il lavoro terapeutico personalizzato.

Viene, pertanto, raccolta un’accurata storia del paziente e si somministrano gli strumenti psicodiagnostici opportuni (SCID-5, MMPI-2, YSQ, test di Rorschach, TAT, etc.). Ogni giorno si effettuano colloqui cognitivo comportamentali, psicodinamici, EMDR e Mindfulness-based con gli psichiatri e gli psicologi dell’equipe volti ad accrescere la consapevolezza del paziente circa le problematiche e a costruire una autonoma motivazione alle cure. Qualora il paziente dia il suo consenso, si incontrano i familiari e le persone per lui significative per aiutarle a comprendere la sua sofferenza e il suo disagio e orientarle a fornire un maggiore sostegno al percorso di cura cui egli si sottopone.

Per l’intera durata del ricovero, il paziente partecipa ad attività cliniche di gruppo gestite dagli psicologi, dai terp di reparto, con l’obiettivo di sviluppare una maggiore competenza nel riconoscimento del proprio malessere e delle proprie emozioni; viene, inoltre, assistito nella occupazione del suo tempo con attività sportive, creative (atelier) e ricreative.

Una volta terminato l’intero iter del ricovero, l’équipe informa il paziente circa i risultati delle indagini cliniche svolte e fornisce un’indicazione sulla possibile prosecuzione del trattamento iniziato in casa di cura in cui il paziente potrà essere seguito dalla stessa equipe.

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