Diagnosi genetica pre-impianto

Diagnosi Genetica Preimpianto

Con il termine di diagnosi genetica preimpianto si intende l’analisi genetica degli embrioni prodotti in laboratorio in un ciclo di fecondazione in vitro.

Il Centro PMA Le Betulle è dotato di un Laser ad alta tecnologia che permette di eseguire nelle pazienti che ne fanno richiesta, tecniche di diagnosi preimpianto: PGT-A e PGT-SR (Preimplantation Genetic Testing for Aneupoidies e Preimplantation Genetic Testing for Chromosomes Structural Rearrangements) e PGT-M (Preimplantation Genetic Testing for Monogenic/single gene disorders).

Il laser consente al personale di laboratorio di eseguire la biopsia del blastomero, ovvero di prelevare cellule dell’embrione allo stadio di blastocisti (5-7 giorni di coltura in laboratorio), in modo da poter inviare materiale cellulare al Laboratorio Service che si occupa della relativa analisi genetica.

In sintesi, per le coppie che si sottopongono a Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) presso il Centro Le Betulle è possibile acquisire informazioni sullo stato di salute dell’embrione prima che venga trasferito nell’utero non solo in funzione di parametri morfologici e di crescita ma anche in funzione del suo corredo genetico. 

Evidenze scientifiche hanno dimostrato che la biopsia delle blastocisti non influisce negativamente sull’impianto o sullo sviluppo a termine del nascituro.

Il percorso della Diagnosi Genetica Preimpianto

La multidisciplinarietà del Centro PMA Le Betulle garantisce alla coppia una presa in carico completa.

Il percorso di diagnosi genetica preimpianto inizia fissando un primo appuntamento per una consulenza con il Medico Genetista della Casa di Cura; nel corso del colloquio verranno valutate le richieste della coppia, esaminati i referti inerenti eventuali patologie genetiche presenti in famiglia ed eventualmente consigliati accertamenti più approfonditi.

Durante questa fase sarà fissato anche un appuntamento con il ginecologo del Centro PMA della Casa di Cura, in questa sede verranno esaminate l’anamnesi clinica, gli esami diagnostici e verranno illustrati nel dettaglio gli step del trattamento di procreazione medicalmente assistita.

Qualora l’indicazione per diagnosi genetica preimpianto riguardi un disordine monogenico, si procederà con validazione del protocollo diagnostico presso il Laboratorio Service (set-Up); per consentire questa fase sarà necessario solo un prelievo ematico dei pazienti; nel caso in cui invece l’indicazione riguardi lo studio dello stato di salute dell’embrione non sarà necessaria la fase preliminare di validazione e si potrà procedere direttamente alla stimolazione.

La stimolazione ovarica farmacologica ha lo scopo di ottenere una crescita follicolare multipla. La stimolazione ormonale si concluderà con il prelievo ovocitario, pick up, mediante aspirazione transvaginale. Gli ovociti prelevati saranno fecondati in vitro mediante tecnica ICSI (Intracytoplasmatic Sperm Injection) che prevede l’introduzione nell’ovocita di un singolo spermatozoo. Gli embrioni verranno mantenuti in coltura monitorando la loro morfologia ed i parametri di crescita. L’embriologa della Casa di Cura procederà quindi con la biopsia dell’embrione in quinta giornata dalla fecondazione. La cellula ottenuta dalla biopsia sarà indirizzata al Laboratorio Service dove verrà sottoposta a diagnosi. Gli embrioni sottoposti a biopsia verranno crioconservati fino ad analisi ultimata.

Il risultato verrà consegnato e discusso con la coppia nel corso di un colloquio multidisciplinare con il ginecologo del Centro PMA, il medico genetista e l’embriologo. Si procederà quindi al transfer degli embrioni non affetti dalla patologia indagata in caso di PGT-M o euploidi in caso di PGT-A. Qualora in caso di PGT-A non risultino disponibili embrioni euploidi si valuterà con la coppia se eventualmente risultano comunque disponibili embrioni con potenzialità evolutive da utilizzare per il transfer.

PGT-A

Consiste nell’analisi dell’assetto cromosomico finalizzato all’identificazione di anomalie di tipo numerico dell’embrione (“valutazione dello stato di salute” previsto dall’Art. 14, comma 5, Legge 40/2004).

L’embrione con un regolare corredo di 46 cromosomi è definito euploide. Questo test mostra se l’embrione analizzato ha un numero ridotto o aumentato di cromosomi (embrione aneuploide). Un numero aumentato di cromosomi può determinare malattie come la sindrome di Down (trisomia del cromosoma 21) mentre un ridotto numero di cromosomi può determinare malattie come la sindrome di Turner (monosomia X).

Tale diagnostica veniva comunemente chiamata PGS (Preimplantation Genetic Screening).

In questo caso si esegue un’analisi cromosomica uguale per tutti e mirata a migliorare l’efficienza dei cicli di PMA e minimizzare i rischi in coppie con problemi di fertilità.

E’ noto che un numero elevato di embrioni presenta anomalie cromosomiche che non consentono l’impianto oppure possono esitare in aborto.

La percentuale di embrioni anomali risulta essere aumentata nelle seguenti situazioni cliniche:

  • Età materna avanzata (>o= a 38 anni): pazienti con riduzione della potenzialità riproduttiva attribuibile all’elevata percentuale di embrioni con alterazioni cromosomiche correlate all’età materna.

  • Abortività ricorrente (>2-3 aborti spontanei): soprattutto se non sono presenti cause note di aborto (anomalie uterine, alterazioni immunologiche ecc).

  • Ripetuti fallimenti di impianto: pazienti che hanno avuto fallimento di impianto in tre o più cicli di trattamento FIVET o ICSI con trasferimento di embrioni di buona qualità.

  • Mosaicismo cromosomico: pazienti con un cariotipo alterato a causa della presenza di linee cellulari a mosaico a carico dei cromosomi sessuali.

  • Fattore maschile severo (pazienti criptoazoospermici che ricorrono a prelievo chirurgico degli spermatozoi (TESE, microTESE, MESA – precedenti cicli ICSI falliti).

Per ogni embrione analizzato è possibile ottenere tre risultati: embrione euploide, aneuploide o a mosaico. Tali informazioni aiutano l’équipe PMA nella scelta dell’embrione da utilizzare per il transfer.

PGT-M

Consiste nell’identificazione di specifiche anomalie genetiche in coppie fertili a rischio di trasmissione di malattie mendeliane causate dal difetto di un singolo gene (es. fibrosi cistica, beta talassemia ecc).

La tecnica consente di escludere dal trasferimento in utero gli embrioni geneticamente anomali.

PGT-SR

Consiste nell’identificazione di anomalie cromosomiche strutturali in coppie in cui uno dei due partner (o entrambi) è portatore di alterazioni nel cariotipo (traslocazioni, inversioni ecc).

La presenza nel cariotipo parentale di tali anomalie, aumenta sensibilmente il rischio di generare embrioni cromosomicamente anomali, indipendentemente dall’età della donna per la possibile formazione di gameti (spermatozoi o ovociti) sbilanciati. La tecnica consente di escludere dal trasferimento in utero gli embrioni cromosomicamente sbilanciati. L’analisi consente di analizzare oltre ai cromosomi coinvolti nello sbilanciamento strutturale, l’intero cariotipo embrionale, come per un ciclo di PGT-A standard.